Il cavalier Gian Lorenzo Bernini, scultore, architetto e pittore seicentesco, simbolo stesso delle grazie barocche italiane, colui che “nel ritrarre alcuno non voleva ch’egli stesse fermo, ma ch’è si movesse e ch’ei parlasse….”, segna con il proprio nome questa nuova collezione per l’ufficio.
Attribuzione che si legittima per alcune comunanze finali: la leggerezza, l’eleganza e per l’essere al contempo nervoso scheletro, di linee asciutte e geometriche e superfici piene e smussate con una grande capacità di dialogare con l’ambiente, con un gioco continuo, assai simile al Bernini, di pieni e vuoti.
E che ancor più si legittima per essere nell’avvio di questo progetto, prima dell’ ”asciugature” della ragione, delle razionalità, della produzione e del mercato, un ragionamento su incastri ed innesti tra piani attraverso una sorta di croce plurilobata di grande somiglianza con “piloni”, pilastri e i tipici rilievi architettonici rientranti ed uscenti del nostro cavaliere. Quel muovere gli incastri e le forme in successioni convesse e concave, concitate e ravvicinate inspirò in qualche modo qui una gamba/cerniera/connessione che, pur nella semplificazione successiva si è mantenuta ed è rimasta elemento chiave della collezione.