La tessera base di questo mosaico è un oggetto colto e pieno di citazioni. Un diamante allungato, modellato tridimensionalmente, che ricorda immediatamente le piastrelle di ceramica ma anche la grafica di Gio Ponti. Un mosaico che parla una lingua mediterranea e italiana, una lingua arlecchino con il suo costume da carnevale veneziano rattoppato e la tridimensionalità dell'arte cinetica. Le pareti diventano poi il telaio di un rivestimento che dà loro vibrazioni solide attraverso le onde di luce, ombra e colore. Le sfaccettature del diamante nelle sue quattro dimensioni sono adatte a diversi decori e colori. La posa in opera offre ulteriori possibilità: oltre alla classica composizione in stile arlecchino, si può avere anche una più originale disposizione angolare delle piastrelle.
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