La 969 è la rivisitazione della sedia a volute presentata nel 1936 alla VI Triennale di Milano dallo stesso Gio Ponti, uno dei massimi rappresentanti della cultura italiana del XX secolo. Architetto, designer industriale, artista e fondatore di famosissime riviste di settore, ha contribuito ad affermare la fama internazionale dell’Italia nella scena moderna del design e dell’architettura.
L’architetto che amava la classicità guardando al futuro, il promotore dell’industrial design del XX secolo che fu estimatore dell’artigianato. “L’architetto d’oggi impari da tutti gli artigiani: impari dal marmista (le superfici lucide, levigate, a martellina, a bocciarda, a scaglia), impari dal falegname, dallo stuccatore, dal fabbro, da tutti gli operai e gli artigiani (è bellissimo). Impari le cose fatte con le mani. Nulla che non sia prima nelle mani. Impari anche, l’architetto, dall’artigiano come si ama il mestiere, com’è bello farlo per farlo.” (Gio Ponti da ”Amate l’architettura”, pag. 111-112).
La Ponti 969 esalta l’aspirazione classica del segno di Ponti in una somma di gesti unici e irripetibili: lo schienale a voluta un omaggio alla decorazione che diventa elemento strutturale, l’intreccio dei traversi inferiori che sbilancia la simmetria creando una tensione tra regola e inaspettato, le gambe a prisma triangolare svasate a ridursi verso terra e verso l’alto. Una cifra stilistica intrisa di eleganza e unicità.
“Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l’acciaio, non è il vetro l’elemento più resistente. Il materiale più resistente nell’architettura è l’arte.” (Gio Ponti)